Il budget del prossimo
quinquennio, inviato lunedì (quasi nella
notte, per noi) al Congresso dal presidente
Bush, contiene una spesa militare che - si sottolinea
a Washington - rivaleggia con quella dell'era
Reagan: stavolta però bin Laden ha preso
il posto dell'Urss nelle preoccupazioni di riarmo
americano. Il solo bilancio del Pentagono salirà
infatti da 329 miliardi del 2002 a oltre 450
nel 2007. Si parte alla grande, con un aumento
di circa 50 miliardi per l'anno fiscale 2003
(che inizia il 1 ottobre 2002): esso porterà
il bilancio del Pentagono a 379 miliardi, il
maggiore incremento degli ultimi vent'anni.
Ciò fa prevedere che, come sempre, la
spesa reale supererà il preventivo. E
si scopre che il bilancio Usa, per la prima
volta dal 1996, torna in rosso, registrando
106 miliardi di dollari di passivo. E che, mentre
Bush rilancia il taglio delle tasse, per il
suo bilancio di guerra preleverà i soldi
dalle spese sociali. Due esempi: nel 2002 il
governo federale spenderà per la formazione
dei giovani dei quartieri "sfortunati"
solo 225 milioni di dollari e che alla manutenzione
delle malandate strade nazionali verrà
ridotto l'importo di spesa da 32 miliardi a
23 miliardi di dollari, etc. etc.
Nel bilancio si trovano anche chiare indicazioni
su ciò che l'amministrazione Bush intende
fare nei prossimi anni. Il forte aumento della
spesa per armamenti - arriverà a circa
100 miliardi di dollari annui (quasi il doppio
del 2000) - indica che si stanno preparando
altre guerre dell'operazione "Libertà
duratura". Nel 2003 si spenderanno 69 miliardi
in armamenti: tra questi, bombe a guida laser
e satellitare, missili Tomahawk a testata non-nucleare
lanciabili anche da sottomarini Trident da attacco
nucleare, aerei senza pilota "Predator"
e "Falco globale" già collaudati
in Afghanistan. Sarà allo stesso tempo
raddoppiata la spesa per il sistema satellitare
Space Based Infrared Systems-High, decisiva
componente dello "scudo spaziale",
finanziato nel 2003 con altri 8 miliardi (spesa
complessiva prevista in 238 miliardi di dollari).
Per il potenziamento delle forze nucleari, la
marina avrà un altro sottomarino della
classe Virginia (2,4 miliardi), e il Dipartimento
dell'energia riceverà nel 2003, per il
mantenimento dell'arsenale nucleare, 17 miliardi
che, aggiungendosi al bilancio del Pentagono,
porteranno la spesa militare a 396 miliardi
di dollari.
A tale spesa si aggiunge il budget della Cia,
stimato in oltre 30 miliardi di dollari annui.
L'agenzia, alla quale Bush ha dato carta bianca
nell'operazione "Libertà duratura"
- nonostante il buco dell'11 settembre e sulla
quale non pende nessuna inchiesta o licenziamento,
alla faccia della democrazia! -, dispone delle
armi più sofisticate. Tra queste, una
versione dell'aereo senza pilota "Predator",
armato di speciali missili per uccidere persone
all'interno di edifici. Un'inchiesta del Washington
Post (20-1-2002) ha appurato che il "Predator-killer",
prima di essere impiegato in Afghanistan, è
stato sperimentato nel deserto del Nevada. Qui,
nella prima settimana di giugno del 2001, -
tre mesi prima dell'11 settembre - fu costruita
una villetta in pietra di quattro stanze, identica
a quella che Osama bin Laden possedeva presso
Kandahar (dove però non si è fatto
trovare), al cui interno furono posti manichini
che vennero polverizzati da un missile del "Predator-killer".
Con eccezionale preveggenza, la Cia aveva individuato
in bin Laden colui che, con l'attacco terroristico
dell'11 settembre, sarebbe divenuto il nemico
numero uno dell'America.
Nella "guerra al terrorismo" rientra
anche la spesa interna per la "sicurezza
della patria", che viene quasi raddoppiata
portandola da 19,5 a 38 miliardi di dollari
nel 2003. Essa serve a finanziare: l'appena
costituito Usa Freedom Corps, il "Corpo
statunitense della libertà" (nel
quale i cittadini sono chiamati a prestare servizio
volontario per almeno due anni - 4mila ore -
nel corso della vita) comprendente, oltre ai
corpi già esistenti (Peace Corps, AmeriCorps
e Senior Corps), il nuovo Citizen Corps, il
"Corpo dei cittadini", con il compito
di mobilitare gli abitanti perché raddoppino
la sorveglianza dei quartieri; l'Operazione
Tips (Sistema di informazione e prevenzione
contro il terrorismo), promossa dal Dipartimento
della giustizia allo scopo di "arruolare
milioni di lavoratori americani dei trasporti,
camionisti, postini, conduttori di treni, capitani
di navi e impiegati dei servizi in un grande
sforzo di prevenzione del terrorismo";
il programma "Ricompense per la giustizia",
promosso dal Dipartimento di stato allo scopo
di "combattere il terrorismo, usando ricompense
in denaro per ottenere informazioni sull'identità
dei terroristi, sui loro piani e nascondigli".
Sommando queste voci, cui se ne aggiungono altre
di carattere militare, come gli oltre 40 miliardi
di dollari annui spesi dal Dipartimento degli
affari dei veterani, si ricava il quadro complessivo:
quasi un quarto del budget federale Usa (che
è di 2.130 miliardi nel 2003) va al militare.
In confronto agli Usa, avverte il segretario
generale della Nato, lord Robertson, "l'Europa
resta militarmente sottodimensionata":
i paesi europei della Nato spendono infatti
per il militare poco più di 140 miliardi
di dollari annui. Per questo, alla Conferenza
di Monaco sulla sicurezza, li ha invitati a
"dimostrare una nuova volontà di
sviluppare effettive capacità di gestione
delle crisi" in quanto "gli Stati
uniti devono avere partner che possano contribuire
in adeguata misura alle operazioni da cui trae
beneficio l'intera comunità euro-atlantica".
Si è augurato pertanto che l'appello
ad aumentare le spese militari sia "ascoltato
specialmente dai ministri europei delle finanze".
C'è da star sicuri che l'accorato appello
non lascerà indifferente Berlusconi,
secondo della classe del maestro Bush (dopo
Blair), ma scolaro volenteroso.