"Il Pentagono è sicuro: Bin Laden è stato ferito"
Osama bin Laden ha subito almeno una ferita durante gli attacchi di «Libertà Duratura» e probabilmente si trova ancora lungo i confini fra Afghanistan e Pakistan. E' questa la conclusione cui sono arrivati i servizi di intelligence del Pentagono che, sulla base di informazioni raccolte nelle ultime settimane, non escludono che Osama possa essere stato ferito ripetutamente. La prima volta che si parlò di ferite fu in occasione del video di Bin Laden diffuso in dicembre - quando per 33 minuti il suo braccio sinistro rimase immobile - e ora le indiscrezioni rivelate dal «Washington Times» avvalorano questa ipotesi. L'intelligence Usa ritiene inoltre che il numero due di Al Qaeda, l'egiziano Ayman al Zawahiri, sia quasi sempre rimasto vicino a Bin Laden e che si trovasse nella provincia di Patkia poco prima dell'inizio dell'operazione «Anaconda». Sebbene il Pentagono abbia annunciato da 48 ore la fine dell´«Operazione Anaconda» proprio ieri, nella stessa zona, un commando di Al Qaeda ha teso un'imboscata a un gruppo di soldati alleati, ferendo un americano ed uccidendo tre afghani. «I terroristi sono ancora attivi in queste aree, prenderemo presto nuove iniziative», ha assicurato il generale Frank Hagenbeck, comandante di «Anaconda». Durante la perlustrazione delle grotte di Al Qaeda è stato ritrovato un segnalatore satellitare che apparteneva a un marine ucciso in Somalia del 1993: si tratta del primo indizio concreto di un legame diretto fra Bin Laden e la strage di soldati Usa che avvenne all'epoca a Mogadiscio. Un militare americano è morto ieri a Fort Drum, nello Stato di New York, durante un incidente nella base della Decima Divisione di Montagna, che opera in Afghanistan. La situazione a Kabul è stata al centro di un incontro a Roma fra l'ambasciatore Usa, Melvin Sembler, e l'ex re afghano Zahir Shah, che nei prossimi giorni porrà fine ad un esilio durato 29 anni. Sulla vitalità di Al Qaeda si è soffermato a lungo il capo della Cia, George Tenet, intervenendo di fronte alla Commissione Forze Armate del Senato a Washington. Tenet ha affermato che oltre 1300 estremisti legati ad Al Qaeda sono stati arrestati in 70 paesi dall'11 settembre. Il Pentagono annuncerà oggi la formula con cui verranno processati i detenuti a Guantanamo. Tenet non ha escluso un legame logistico e operativo di Bin Laden con l'Iraq di Saddam Hussein e l'Iran dell'ayatollah Ali Khamenei. «Non c'è dubbio che vi sono stati dei contatti fra l'Iraq e Al Qaeda - ha detto Tenet - e non può essere escluso che gli attacchi dell'11 settembre siano stati organizzati con l'aiuto di Iraq o Iran», due dei tre Paesi (l'altro è la Corea del Nord) definiti l'«Asse del Male» dal presidente americano Bush per le loro implicazioni nel terrorismo. Baghdad non ha replicato alle dichiarazioni di Tenet, mentre la risposta di Teheran è arrivata dal portavoce del ministero degli Esteri: «Siamo da sempre contro Al Qaeda e respingiamo i tentativi della Cia di creare una guerra tra fazioni in Iran». Mentre continuano le operazioni militari americane in Afghanistan e nelle Filippine, il Pentagono sta valutando l'invio di soldati anche in Indonesia per dare la caccia a cellule di Al Qaeda giunte all'indomani della caduta del regime dei taleban. Washington deve però prima raggiungere un accordo con il governo indonesiano, che teme le ripercussioni interne nei delicati equilibri fra Islam moderato e militante. L'ipotesi del Pentagono è di inviare esperti antiterrorismo sul modello di quanto già concordato con Yemen e Georgia. La caccia ai terroristi continua a ritmo serrato. Il ministro della Giustizia Usa, John Ashcroft, ha annunciato che altri 3000 residenti stranieri verranno fermati ed interrogati - come già avvenuto per altri 5000 - nel timore di infiltrazioni di Al Qaeda negli Stati Uniti. In Francia la polizia ha perquisito per cinque ore la villa di Cannes di proprietà del fratellastro di Osama, Yeslam Binladin, finito sotto inchiesta per riciclaggio di danaro sporco in Svizzera.

Maurizio Molinari
La Stampa 21.03.2002