A Kabul il primo turista italiano

KABUL - Da Reggio Emilia a Kabul. Aereo, autobus, treno, tutti i mezzi sono buoni per raggiungere la capitale afgana. E i mezzi, Ermanno Foroni, 44 anni artigiano di Reggio Emilia, li ha usati proprio tutti per non rinunciare alla sua vacanza in una terra disastrata da guerra e bombe e ancora piena di pericoli. Prima di lui aveva avuto la stessa idea, Roy Stewart, inglese 29 anni, il primo turista in assoluto a raggiungere qualche giorno fa Kabul.
L'avventura di Foroni inizia come tante "comuni" vacanze: l'artigiano va in un'agenzia di viaggi e, senza esitazione, chiede di organizzare un viaggio in Afghanistan. Costo, quattro milioni. Superato il primo momento di stupore gli impiegati guardano con incredulità quel turista che vuole andare nell'ex paese dei Taliban. Ma lui, testardo, non sente ragioni. E compra un biglietto "chiuso", andata e ritorno, per Peshawar, Pakistan. Nel frattempo all'ambasciata di Kabul a Roma arriva il suo passaporto, con dentro 100 dollari, il costo del visto. Lo ottiene giusto un giorno prima della partenza. "La scelta del viaggio matura per caso, guardando i servizi in televisione. Dopo la guerra e i bombardamenti mi incuriosiva documentare la rinascita di questo Paese" racconta Foroni.

Dall'Italia parte il 16 gennaio. Arriva a Peshawar e scopre che c'è un autobus per il confine. Lo prende e arriva a Turk-am. E' alla frontiera. Paga 50 dollari, una sorta di tassa di ingresso. Gli mettono due timbri. "Ci siamo - pensa - sono arrivato in Afghanistan".

Foroni varca il confine e comincia un viaggio lungo e pericoloso che alla fine lo porta a Kabul. Per arrivare a Jalalabad chiede un passaggio e arriva dopo due ore. Si ferma due giorni e poi, con un autobus, punta dritto verso Kabul. La sua meta. Sei ore di strada pericolosa, piena di posti di blocco. Su quello stesso viottolo sterrato è stata uccisa Maria Grazia Cutuli. "C'erano tanti posti di blocco e avevo paura di essere rimandato da dove venivo. O peggio. Per fortuna non è successo" è il suo ricordo.

Foroni arriva a Kabul sano e salvo. Si compra un bicicletta e gira per la capitale afgana. Ha in
testa un "pakoll", il copricapo dei mujahedin. Indossa spesso un mantello afgano e circola con la bicicletta. "Ho mostrato 50 dollari ad un uomo: ha fatto scendere la figlia e mi ha dato la bici. Vedi? Ci si capisce anche senza parlare". Per mangiare spende l' equivalente di un Euro, comprando qualcosa al mercato, e dorme in un piccolo albergo. Così spiega la ragione che l'ha spinto a compiere questa avventura: "E' la passione per la fotografia". Ma Foroni non insegue il denaro. "Mai venduta una foto - dice - gli scatti li tengo per me".

Scatta il momento del ritorno. Si parte tra un paio di giorni: l'itinerario è lo stesso, a ritroso. In autobus, magari chiedendo passaggi. Fino a Peshawar dove c'è l'aereo che lo riporterà a casa.

Foroni racconta che è stato l'hobby per la fotografia a spingerlo a girare il mondo in circostanze rischiose. Il suo passaporto è infatti pieno di timbri. Uno dei suoi viaggi, nell'86, in Amazzonia, dove ha vissuto con un gruppo di cercatori d'oro per quasi due mesi. Altre avventure in Salvador, Bolivia, Botswana, Indonesia e Bangladesh, Turchia e in Bosnia nel '92, in piena guerra.

29 gennaio 2002
La Repubblica